Farà piacere buttarla sul “tecnico”. Anzi, sulla moda italiana, sullo stile, sull’alta moda che obbliga tutti fuorché, stranamente, i fiori ad essere a livello del grande intrattenimento televisivo di Sanremo. Vedi alla voce “fiori” e subito si nota la mancanza d’allure, cioè di un calco, di un’impronta reale da serata di gala, in grado d’interagire con icone, celebrities, anche se di passaggio. L’haute couture applicata ai fiori. Imprescindibile esigenza di stile.
Da Martedì 4 febbraio, edizione numero 70 del Festival di Sanremo. Oltre alle canzoni, al delirio programmato, alle giurie, al tiro a segno sulla conduzione di Amadeus, al logo dimenticabile, El cartél floreal sarà attentissimo a bouquet, mazzi, composizioni. Confidando in una riscossa del registro stilistico, in netta controtendenza con le edizioni precedenti. In attesa di canzoni incantabili, istanti infiniti di retorica, nessun cambiamento, speriamo proprio che i fiori, parafrasando Nilla Pizzi, siano degni di un grazie grande così. Nel mondo della canzonettistica nazional-popolare sarebbe importante l’intervento compositivo sulla foggia e sulla resa visiva dei fiori. Una novità rispetto ai consolidati ingredienti della quotidianità stressata del “pensiero sanremese”. Orizzonte di gloria strapaesano che non manca mai. Basta non scivolare sui fiori che insegnano quanto conti l’atmosfera di un grande show, il suo elegantissimo mood. Agli antipodi del pigliare per i capelli gli attimi della celebrità.